Radio On, dell’inglese Chris Petit, è una pellicola del 1979 firmata da un critico cinematografico britannico e prodotto oltre che da Keith Griffiths anche da un signore dal nome Wim Wenders, amico del neo-regista. E le influenze del regista tedesco sono enormi e numerose. Radio On, infatti, è un road movie, la colonna sonora prevede il meglio della scena musicale di quegli anni; e poi è una pellicola in b/n che caratterizza un paesaggio deserto e freddo, quasi fantascientifico, fotografato da Martin Schäfer, collaboratore di Wenders. Opere di riferimento sono Nel corso del tempo e Alice nelle città. I titoli di testa sono veramente geniali e mi riferisco ai nomi dei protagonisti, ai musicisti e ai brani che poi si ascoltano durante il film attraverso la radio (da David Bowie a Lena Lovich, dai Kraftwerk fino a Robert Fripp, i Devo e persino Sting).
Radio On è un film sulla musica ma anche e sopratutto sul silenzio. E i silenzi sono numerosi tra un brano e l’altro. Silenzio mortale perché, in fondo, l’opera di Petit è una riflessione sulla morte. Il suo protagonista, un dj radiofonico, viaggia per scoprire i motivi di un suicidio. Attraverso strade deserte parte da Londra per arrivare a Bristol dove è deceduto il fratello. Mescolando Raymond Chandler e suggestioni politiche, con lui viaggia un disertore che non vuole tornare nell’Irlanda del Nord. Il nostro, tra l’altro, fa incontri ora bizzarri ora rivelatori (del nulla) come quello con un giovane Sting che crede di essere Eddie Cochran.
Radio On parte dal niente; in fondo tutto, intorno al protagonista, è morto, dai luoghi asettici pieni di rumori assordanti alle scene delle campagne inglesi di rohmeriana memoria, per dimostrare che la vita esiste solo per arrivare alla morte e cioè al vuoto.
Ma attenzione, pur parlando di vita e di morte, c’è comunque poco di teologico in questo film di Chris Petit e l’unica certezza è la musica ossia “la voce degli angeli”.
Molte le sequenze memorabili: dalla carrellata iniziale, di hitchockiana memoria che, come nella La finestra sul cortile, rivela l’esistenza solitaria e senza speranza del protagonista, fino alle sequenze nei pub e nelle discoteche che, nonostante la presenza di gruppi di persone rumorose, sono avvolte in un silenzio che impedisce ogni tipo di comunicazione. Per non parlare delle immagini all’interno della macchina con la musica trasmessa dalla radio che anticipa Wim Wenders e il suo suo (molto) successivo Lisbon Story.
Della musica, e della sua importanza, abbiamo già parlato, ma Radio On non è tanto un film musicale e nemmeno strettamente sulla musica: si tratta di un lavoro sul tempo (che scorre) e perciò sulla vita, la morte e la musica. Sublime.
In Italia ha avuto un limitatissima (e tarda) distribuzione e potete trovarlo solo in dvd di produzione inglese.
© CultFrame 03/2024
TRAMA
Radio On racconta il viaggio di Robert da Londra a Bristol, compiuto una volta venuto a conoscenza del suicidio del fratello, con cui da diverso tempo non ha più un rapporto. Alla ricerca delle ragioni di tale gesto, incontrerà vari personaggi, che come lui vivono una condizione di stasi dovuta ad un passato schiacciante e ad un futuro incerto.
CREDITI
Titolo originale: Radio On /Regia: Christopher Petit / Sceneggiatura: Christopher Petit, Heidi Adolph/ Fotografia: Martin Schäfer/ Montaggio: Anthony Sloman/ Interpreti: David Bearnes, Lisa Kreuzer, Sandy Ratcliff, Sting/ Produzione: Keith Griffiths, Wim Wenders/Anno produzione: 1979/ Paese: Gb, Germany/ Durata: 104 minuti
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